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Parole, parole, parole

Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23

Da che parte stai? Dalla parte di chi libera le parole di altri o dalla parte di chi li rende ancora più muti?

Oggi Gesù apre le labbra di un uomo impedito di parlare da un demonio: il Nemico non vuole che parliamo, perché parlare è un atto di libertà. Egli vuole che ci rinchiudiamo in un mutismo selettivo, in modo da dire cose che siano allineate, mai voce di un pensiero che corrisponda alla libertà con cui Cristo ci ha fatti liberi, purché rimaniamo nella sua Parola (Gal 5, 1; Gv 8, 32).

Andando alle sorgenti della fede scopriamo che il Cristo parla in noi attraverso il suo Spirito e dice solo parole di liberazione, che ci fanno respirare, che ci rendono veri ai suoi occhi e a quelli dei fratelli. Questo è un esercizio quaresimale: rientrare in sé stessi (Lc 15, 17), adorare il Cristo nei nostri cuori (1Pt 3, 15) e poi dire parole buone, libere e liberanti (Ef 4, 29), senza sprecarle (Mt 6, 7), che vuol dire non parlare “per parlare”, che vuol dire non fare i fenomeni solo per non essere mainstream e cantare fuori dal coro, che vuol dire arrivare a parlare con le parole di Cristo, perché dopo esserci purificati con la penitenza quaresimale, mossi dallo Spirito ci accorgiamo finalmente di avere il suo pensiero (1Cor 2, 16).

Foto di Anete Lusina su Pexels

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