Battista

Male (non) banale

Foto di Aidan Roof da Pexels

Dal libro dell’Ecclesiastico 47,2-11.

Come il grasso si preleva nel sacrificio pacifico, così Davide dagli Israeliti.
Egli scherzò con leoni quasi fossero capretti, con gli orsi quasi fossero agnelli.
Nella giovinezza non ha forse ucciso il gigante e cancellata l’ignominia dal popolo, scagliando con la fionda la pietra, che abbatté la tracotanza di Golia?
Poiché aveva invocato il Signore altissimo, egli concesse alla sua destra la forza di eliminare un potente guerriero e riaffermare la potenza del suo popolo.
Così l’esaltarono per i suoi diecimila, lo lodarono nei canti del Signore e gli offrirono un diadema di gloria.
Egli infatti sterminò i nemici all’intorno e annientò i Filistei, suoi avversari; distrusse la loro potenza fino ad oggi.
In ogni sua opera glorificò il Santo altissimo con parole di lode; cantò inni a lui con tutto il cuore e amò colui che l’aveva creato.
Introdusse musicanti davanti all’altare; raddolcendo i canti con i loro suoni;
conferì splendore alle feste, abbellì le solennità fino alla perfezione, facendo lodare il nome santo di Dio ed echeggiare fin dal mattino il santuario.
Il Signore gli perdonò i suoi peccati, innalzò la sua potenza per sempre, gli concesse un’alleanza regale e un trono di gloria in Israele.

Salmi 18(17),31.47.50.51.

La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.

Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.

Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,14-29.

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui». Altri invece dicevano: «E’ Elia»; altri dicevano ancora: «E’ un profeta, come uno dei profeti».
Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!». Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.
Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò».
E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista».
Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.
Subito il re mandò una guardia con l’ordine che gli fosse portata la testa.
La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.
I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Anche Erode, la cui malvagità è provata, tanto da rendere tutte le sue malefatte ormai banali, si interroga su Giovanni il Battezzatore. Anche in lui non può non esserci un guizzo di luce. Perché? Perché la Parola di Dio parla, sempre. Parla nei testimoni, parla nei martiri, ma parla sorprendentemente anche in chi compie il male. Forse parla ancora più forte in chi lo compie. Fin qui tutto bene, sappiamo che la coscienza non è silenziosa, mai: può essere fallace, ma non silenziosa. Quel che stupisce è che Erode si rattrista davanti alla richiesta di Salomè, figlia di Erodiade: quel che stupisce è che la Parola parla anche attraverso chi fa il male, non solo in chi lo compie. La Parola di Dio non è incatenata, scrive Paolo (2Tm,2-9). Karl Barth nella Epistola ai Romani afferma che “la sua [di Dio] potenza non è né una forza naturale né una forza dell’anima, né alcune delle più alte o altissime forze che noi conosciamo o che potremmo eventualmente conoscere, né la suprema di esse, né la loro somma, né la loro fonte, ma la crisi di tutte le forze” (K. Barth, Epistola ai Romani, Feltrinelli, Milano, 1962, 1978, pp. 12-13). La crisi di tutte le forze. Una Parola che è sempre di vita, mai di morte, non può che mettere in crisi, porre di fronte ad una scelta anche chi deliberatamente compie il male. Sempre essa è forza di resurrezione, tanto che Erode può affermare «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!» (Mc 6,14). Il massimo autore del male nel brano di Vangelo di oggi si spinge alla massima affermazione di bene: la vita risorta. Così è la Parola di Dio. Scatenata.

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