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La Parola per oggi

Ap 1,1-5;2,1-5; Sal 1; Lc 18,35-43

Oggi iniziamo la lettura dell’Apocalisse, che la liturgia proporrà sino alla fine del tempo ordinario, purtroppo per necessità a brani consequenziali ma non continui.

Oggi Gesù parla di sette spiriti, di sette stelle e di sette candelabri d’oro. Sette è il numero della totalità (3, la perfezione + 4, i punti cardinali); i sette spiriti rappresentano allora Dio; le sette stelle gli angeli delle chiese a cui è comandato a Giovanni di scrivere e i sette candelabri le sette chiese. Perché i candelabri? E perché d’oro? I candelabri ricordano il candelabro che ardeva notte e giorno nel Santo dei Santi, la stanza più sacra del Tempio di Gerusalemme, la più interna, dove solo il sommo sacerdote poteva entrare, dove era custodita l’Arca della Alleanza. L’oro è il simbolo della luce di Dio. Questo ci dice che per l’Apocalisse la chiesa è da Dio, di cui ne rispecchia la Santità, pur con le rughe e i difetti che possiede.

Segue la lettera alla chiesa di Efeso alla quale è fatto un grande elogio, poiché ha saputo mantenere la fede nonostante la presenza in essa di alcuni eretici che cercavano di pervertirla. Vi è poi un rimprovero: Efeso ha abbandonato il primo amore. Cos’è il primo amore? È l’amore che ci ha conquistati, con tutto quel che ne consegue (innamoramento, perdita di sé per seguire l’amata/o, entusiasmo, le motivazioni forti, ecc.) ma è anche l’amore primo, cioè l’amore che deve essere al primo posto per guidare tutti gli altri amori. C’è in questo un richiamo alla memoria dei mirabilia Dei: mi ricordo di ciò che il Signore ha fatto per me, nella mia personale storia di salvezza e in quella dei miei fratelli e sorelle della comunità a cui appartengo? Questa memoria è solo fonte di nostalgia oppure è richiamo forte al vivere continuamente il primo amore, nella certezza che se è amore primo, non mi abbandonerà di certo e saprà continuamente fare nuove tutte le cose? «E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. E soggiunse: “Scrivi, perché queste parole sono certe e vere”». (Ap 21,5).

Sono indicati tre passaggi da vivere: ricorda, convertiti, compi le opere di prima. La conversione riguarda il cuore, prima che il fare, affidato al terzo passaggio. L’ascolto operoso di queste parole farà sì che ci si possa nutrire niente di meno che dell’albero della vita, che si trova in mezzo alla piazza d’oro della Gerusalemme celeste: 

«In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall’altra del fiume, si trova un albero di vita che dа frutti dodici volte all’anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni.

 E non vi sarà più maledizione. 

Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello: i suoi servi lo adoreranno; vedranno il suo volto  e porteranno il suo nome sulla fronte. 

Non vi sarà più notte,

 e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole,

 perchéil Signore Dio li illuminerà.

 E regneranno nei secoli dei secoli.» (Ap 22, 2-5)

Come tornerai all’amore primo, ogni giorno?

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