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La Parola per oggi

Oggi il Vangelo è commentato da una delle nostre catechiste, Paola Bozzo, coadiuvata da Simonetta Zai: le ringraziamo di cuore!

Leggendo questo brano del Vangelo di Giovanni é impressionante pensare che Gesù, dopo l’ultima cena prima della sua passione, ha pensato anche a noi. Eh si, perché pregando non solo ha lasciato ai discepoli che erano con lui quella sera il suo testamento spirituale, ma ha abbracciato tutti noi, uomini e donne, sparsi in ogni angolo della terra, passando di epoca in epoca, di generazione in generazione. Gesù, quella sera, pregando chiede al Padre l’unità: «Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io
in Te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato […] Perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e Tu in me, perché siamo perfetti nell’unità».

Unità: una parola che oggi più che mai sembra davvero difficile da vivere per noi uomini. Viviamo in un mondo così frantumato e fragile sotto tanti aspetti purtroppo! Pensiamo alla sfera spirituale: alle guerre che ci sono sempre state e continuano ad esserci in nome del proprio dio. Pensiamo alla politica: oggi più che mai sembra ci si divida sempre di più, ognuno attento più a far prevalere le sue ragioni piuttosto che lavorare insieme per il bene comune e non riuscendo ad essere vera guida per nessuno.  Pensiamo alla sfera personale: quante famiglie che si sgretolano, quanti rapporti che finiscono per incomprensioni, rivalità, invidie e gelosie?

Riflettendo su questa pagina del Vangelo di Giovanni ci siamo imbattute in una favola che ben esprime il rapporto che secondo noi ci dovrebbe essere veramente tra padre e figlio e la condividiamo perciò volentieri.
«Un vecchio padre aveva una grande scatola di metallo dove custodiva monete e medaglie preziose che aveva raccolto da tutta la vita: erano monete d’oro e d’argento, ma molte diseguali tra di loro. “Voglio che ve le dividiate ora mentre sono ancora in vita”, disse una sera ai suoi tre figli che erano venuti a visitarlo. Alla spartizione volle che ci fossero presenti anche le nuore, ma la scelta doveva comunque essere dei figli.  E cominciò il momento solenne. Il minore prese una collezione: “A chi piacciono queste?” disse…E fu tutto un gioco! Ciascuno voleva dare all’altro ciò che gli piaceva di più e l’equità della divisione fu l’ultimo dei problemi. Le nuore tacevano, ognuna semplicemente immaginando da quale moneta avrebbe tratto una spilla, per sé o per l’altra. 
“Non mi merito dei figli così!” disse il vecchio padre, con gli occhi umidi. “Vi auguro che anche i vostri figli vi diano la soddisfazione che voi avete dato a me oggi”».


Ha ragione il vecchio padre: l’unità tra fratelli è la moneta più preziosa che passa di generazione in generazione e occorre davvero partire da questo perché diventi il più fecondo dei beni, come un’acqua buona che a cascata sana, rigenera e purifica ogni cosa.  Per una simile unità i genitori devono “lavorare” tanto e sodo, perché tutto parte proprio da qui ed è un compito
davvero difficile da realizzare, ma bisogna soprattutto pregare perché questo è un dono che viene dall’alto!

E’ un dono che contesta il mondo, che dice ad esso la novità di Gesù che ha consegnato la sua vita e la sua morte come moneta con cui ha pagato a caro prezzo la nostra unità di fratelli.

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