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La Parola per oggi

Stiamo leggendo, e lo faremo fino a due giorni prima della Pentecoste, il lungo discorso d’addio che Gesù fa ai suoi discepoli durante l’ultima cena prima di morire. Ci verrebbe da chiedercene il motivo: perché nel tempo di Pasqua leggiamo brani pre-pasquali, che preludono alla morte di Gesù e che lasciano intendere la Resurrezione, solo se li si legge bene bene?

Per comprendere è necessario fare lo stesso percorso degli apostoli. Pur conoscendo le Scritture, che cioè il Figlio dell’uomo avrebbe dovuto patire, morire e risorgere il terzo giorno, essi durante gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù dimostrano di capire poco o niente delle sue parole e quel che sta succedendo. Solo una volta risorto essi comprenderanno. Così è per noi: la lettura della Scrittura se è solo immedesimazione nella vita del Signore o prescrizione morale rischia di diventare o una partecipazione emotiva oppure una norma, a livello di tutte le altre norme anche se con una pretesa di “divinità” in più. San Paolo dice che la fede nasce ex audito, dall’ascolto (Rm 10,17): ora è dato a noi di ascoltare e di comprendere alla luce della Pasqua gesti e parole del Gesù pre-pasquale; così arriviamo a credere, perché comprenderemo quel «che mai avevano udito» (Is 52,15).

Solo in questo modo, ripercorrendo a ritroso i Vangeli e la scrittura tutta a partire dalla Resurrezione, nascerà la fede. Altrimenti sarà compassione.

Buona cosa la compassione, ma non salva.

Leggi e…abbi fede!

Ammira l’Ultima Cena di Jacopo Tintoretto in san Giorgio Maggiore a Venezia (colonna di destra, quinta immagine. Clicca e ingrandisci)

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