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La Parola per oggi

«Tu che porti nella celebrazione comune? Il Signore Gesù è in grado di far diventare cibo per un’immensa folla pochi spiccioli di pane e di pesce. Ma la bellezza del segno è che egli non moltiplica propriamente del cibo, bensì la disponibilità di alcuni a prendersi cura della fame altrui. Della fame altrui, capisci? Qualcuno deve sporgersi oltre la propria fame, affinché tutti siano saziati. I discepoli sono quelli che celebrano, nell’eucaristia, la loro disponibilità a sporgersi, nella vita, oltre la propria fame. E questo deve apparire nella celebrazione dell’eucaristia. Nella cena Gesù si sporge oltre la propria vita. E oltre la morte. I discepoli «discutevano fra loro su chi sarebbe stato il più grande» nel regno che doveva venire. L’eucaristia non diede loro niente che potesse appoggiare questa eccitazione e questo bisogno di aiuto. Nessuna prospettiva, alcun incoraggiamento. Infatti, quando il Signore fu morto per davvero, rimase soltanto la paura.
L’eucaristia è il buon pane che ci nutre. È il pane spezzato che ci dà la grazia di riuscire a sporgere ben oltre la nostra vita, in favore della vita altrui. Ha bisogno del nostro desiderio di stare con il Signore e di mangiare la Pasqua con Lui, per imparare a vivere per Lui. E a morire per altri. Sarà sempre poco quello che noi portiamo all’eucaristia. E sempre distratti ci ritroveremo, lì, nell’ascolto della parola. Ma se desideriamo ascoltare anche per altri, la parola arriverà pure a noi. Se desideriamo che altri abbiano cibo, noi stessi verremo abbondantemente nutriti. L’eucaristia deve cessare di apparirci come il gesto generoso che facciamo per il Signore, anche quando ‹ne caviamo poco› per noi stessi. Chi viene soltanto per mangiare, mangi a casa sua, diceva già Paolo» (P. Sequeri,  «Ma che cos’è questo per tanta gente?», Glossa, Milano 2011(6), 89-90.

Leggi la Parola per oggi

Guarda l’affresco della moltiplicazione dei pani e dei pesci in san Vitale a Bologna (la qualità non è bellissima, ma ci sono legato perché quella chiesa era a due passi da casa mia quando, giovane, bello e spensierato universitario , vivevo a Bologna. La dotta, la grassa, la rossa).

Ascolta un canto eucaristico di Pierangelo Sequeri e dei Gen Verde, molto caro alla comunità di Pollone.

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