parrocchia-pollone-diario02-min

La Parola per oggi

I due di Emmaus sono ripiegati, chiusi su se stessi, sulle proprie idee, sulle proprie convinzioni, su rigidi stereotipi. Non possono riconoscere Gesù Risorto. Lo vedono ancora in croce: “noi speravamo…” Non è vero! Non speravano un bel niente. Speravano in se stessi, nel “loro” Gesù, un signore (con la s minuscola) artefatto, visto con i loro occhiali, tanto che quando si presenta loro non lo riconoscono.

Un po’ come quando pensi che le tue idee siano le uniche giuste. Peggio ancora: quando fingi di pensare che non siano giuste, ma nella tua profonda egolatria non vedi altro che te e i tuoi punti di vista.

Come quando non accetti che l’amore sia sempre capace di lasciarsi crocifiggere.

O come quando per te Gesù è un Nome da invocare come una formula magica: “Simsalabim” e il Covid se ne va (certe invocazioni, certe benedizioni eucaristiche “gettate”, non come una consolazione per il popolo e come una richiesta di fede e di dono di se stessi verso chi soffre, ma come una magia…e il coronavirus però non passa…come mai?. Perché “non mitténdus cánibus.”)

Tutto questo, beninteso, lo dico prima a me che a te che leggi.

Apriti alla fede che solo Dio può donare, perché è virtù teologale, cioè dono di Dio. Riconoscerai allo spezzare del Pane colui che ti cambia la vita perché ti cambia il modo di vedere lui, te stesso, i fratelli e le sorelle.

Perché allo spezzare del Pane? Proprio perché questo implica una rottura delle proprie stagnazioni, delle proprie convinzioni e un’apertura “all’oltre misterioso di Dio, verso il segreto del Padre, non riducibile a nessuna comprensione umana” (C. M. Martini, Incontro al Signore risorto).

Leggi qui le Scritture di oggi

Clicca qui per vedere una rappresentazione contemporanea (1992) dell’episodio di oggi, dell’artista statunitense Janet Brooks-Gerloff.

Condividi questo post