«Tutto è consumato».
“Tutto è consumato, perché ci hai donato tutto, la tua umanità e la tua divinità, durante 33 anni di esistenza, di esempi e di lezioni; tutto ciò che sei, nella santa Eucaristia; il tuo sangue nella passione, tua Madre dall’alto della croce, in un instante la tua vita… Ci hai donato tutto, tutto… tutto è anche consumato: la tua opera d’amore è compiuta, hai amato gli uomini «fino alla fine», fino alla fine del possibile nell’Incarnazione e nella santa Eucaristia, fino alla fine della tua vita, fino all’ultima goccia del tuo sangue… Oh Cuore di Gesù che stai per essere squarciato per noi, come ci ami! Amiamo Gesù che ci ha tanto amato, che ha tanto sofferto per il nostro bene, per riscattarcie per santificarci (santificarci portandoci ad amarlo: sia con la certezza del suo amore per noi dimostrato in un modo così cruento; sia con l’allenamento a una vita di sacrifici e di sofferenze, alla quale ci attira l’esempio di un Dio e che è necessario per stabilirci nell’amore – poiché il sacrificio dispone all’amore svuotando il cuore dall’affetto per tutto ciò che non è Dio solo, e perfeziona l’amore fornendogli il mezzo per donare, donare incessantemente al Beneamato, poiché i sacrifici non sono se non tanti doni, offerte fattedalla sposa allo Sposo)… Amiamo Gesù fino a poter dire anche: «Tutto è consumato»…
Fino a donargli tutto ciò che abbiamo e tutto ciò che siamo: tutti gli istanti della nostra esistenza, non impiegandoli, fino al più piccolo, se non per lui solo, nel modo che gli piace di più, nel modo PIÙ PERFETTO, cioè facendo sempre ciò che vuole da noi, ciò in cui consiste per noi, come per lui, la perfezione: «Non sono venuto a fare la mia volontà, ma quella di colui che mi ha mandato». CIÒ CHE È PIÙ PERFETTO per Gesù è stato fare in ogni istante la volontà di Dio; ciò che è PIÙ PERFETTO per noi è fare anche in ogni momento la volontà di Dio… Ciò che è più perfetto, infatti, non consiste in tale o tal altra opera esteriore, consiste nella perfezione dell’amore, dell’amore vivo e non dell’amore morto, dell’amore che produce le opere dell’amore, e che produce una vita d’amore, e non dell’amore senza le sue opere…
Ora, la prima di tutte le opere dell’amore è l’obbedienza, come Nostro Signore l’ha mostrato con mille parole e l’esempio di tutta la sua vita: «Non sono venuto per fare la mia volontà, ma quella di colui che mi ha mandato». «Questi mi ama chi osserva i miei comandamenti». Chi obbedisce perfettamente in ogni momento, ama perfettamente in ogni momento; chi obbedisce perfettamente in ogni momento, fa dunque CIÒ CHE È PIÙ PERFETTO in ogni momento, poiché ciò che è più perfetto è ciò in cui c’è il perfetto amore… Donando tutto ciò che siamo, consumandoci per Gesù nella perfetta obbedienza di tutti, tutti gli istanti, consumiamoci per lui anche con i più grandi sacrifici abbracciando con tutto il cuore e amorevolmente quelli che la sua mano ci presenta, e compiendo tutti quelli che il suo Spirito ci ispira di fare e che la santa obbedienza ci permette di offrirgli .”
Charles de Foucald, Meditazione 518 in L’imitation du Bien-Aimé, 279-281; tr. it., Stabilirci nell’amore di Dio…, 332-335. Il maiuscolo è dell’Autore.
Non di te, mai di te
crocefisso che squadri
noi penosi dietro ai muri
tutti sporchi di pensieri
senza spalle dove appendere
quelle voci, quel colore
di gesso.
Siamo noi adesso
a chiodarci i polsi
alle croci – noi ladroni
con la noia domenicale
che copre la televisione
spegne l’urlo al Golgota
e non vogliamo deposizioni.
Giuseppe Nibali, in Come dio su tre croci, Affinità elettive, 2013.