Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15
Se Dio, l’Amore, volesse esprimere l’amore nella sua pienezza, per quello che è davvero, rischierebbe di rimanere incompreso, addirittura ci schiaccerebbe. Solo alla fine dei tempi, infatti, vedremo l’Amore, ma forse nemmeno allora saremo in grado di comprenderlo totalmente.
Egli dunque deve prendere in prestito le categorie dell’uomo, per il quale l’amore è sempre anche abbassamento, ferita, richiesta: per questo compie il gesto degli schiavi, per scendere al livello più basso della richiesta d’amore, che sa offrire amore senza imporsi. Lava i piedi ai discepoli, compie il servizio degli schiavi.
Così anche l’Eucarestia, corpo donato e sangue versato, diventa la cifra distintiva dell’amore di Gesù sino alla fine.
Con questi due segni, il servizio dello schiavo e il Corpo e il Sangue del Signore, apriremo questa sera il sacro Triduo. Con questi due segni ancora saremo riconosciuti come i fratelli di Gesù, il Cristo.
Ho chiesto ad una amica musicista, che vuole rimanere anonima, un consiglio musicale per la Settimana Santa. Lo propongo come meditazione per il Giovedì santo. Gesù, il Figlio, lava i piedi a Giuda: in quel momento “assume”, “diventa” l’altro, “prende in prestito i suoi vestiti e ci fa un giro”. Di uno che non è uno qualsiasi, ma il traditore…