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La Parola per oggi

2Re 5,1-15; Sal 41 e 42; Lc 4,24-30

Oggi ci concentriamo sul salmo, elemento che spesso nella predicazione non è considerato, pur essendo tra le espressioni più alte della preghiera ispirata. Vera e propria Parola di Dio, i salmi sono preghiera di Cristo e insieme dell’uomo, insegnano su tutti sant’Agostino e il beato Isacco della Stella. Cristo e l’uomo infatti formano, capo e membra, quello che questi du e padri chiamano il Christus totus, il Cristo totale: espressione efficacissima per dire che il Signore e gli uomini tutti sono un corpo unico.

Il samo 41 con lirica formidabile parla di una cerva che cerca l’acqua. Si dice che la cerva quando ha molta sete bramisca in modo particolare, quasi esprimendo un pianto: così possiamo capire meglio il desiderio che essa ha dell’acqua.

Così si esprime Agostino:

1. [v 2.] È esatto pensare che si tratta della voce dei catecumeni, che si affrettano alla grazia del santo lavacro. Perciò si canta solennemente questo salmo, affinché essi desiderino la fonte della remissione dei peccati, come il cervo anela alle fonti dell’acqua. Che sia così e che questo sentimento occupi veramente nella Chiesa un posto preminente! Purtuttavia, fratelli, mi sembra che anche nel battesimo dei fedeli tale desiderio non sia ancora saziato; ma forse, se sanno dove è rivolto il loro pellegrinare e verso quale meta s’incamminano, più ardentemente si infiammeranno.

Agostino d’Ippona, Enarratio in Psalmum XLI, Fondazione Lorenzo Valla, 2011, 85.

Altissima quest’ultima espressione: se sapessimo davvero chi è Dio e quale sete possa saziare, non saremmo “ardentemente infiammati” nella sua ricerca, esattamente e anche di più di un innamorato che cerca il compimento nella sua amata? Per una comprensione quaresimale di questa preghiera, ascoltiamo ancora la voce di Agostino, che non ha bisogno di commento ulteriore:

3. [v 2.] La Scrittura non ha voluto che considerassimo solo questo nel cervo, ha voluto indicarci anche altro. Ascolta che cosa c’è d’altro nel cervo. Esso uccide i serpenti, e dopo la morte dei serpenti arde di una sete ancora più forte; uccisi i serpenti corre ancora più velocemente alla fonte. I serpenti sono i tuoi vizi; distruggi i serpenti dell’ingiustizia, e allora ancora di più desidererai la fonte della verità. Forse in te l’avarizia sibila qualcosa di tenebroso, e sibila contro la parola di Dio, sibila contro il comandamento di Dio; e poiché ti è detto: disprezza le cose terrene, non compiere l’ingiustizia; se tu preferisci compiere ingiustizia anziché disprezzare qualche bene temporale, preferisci essere morso dal serpente piuttosto che uccidere il serpente. Se dunque ancora tu favorisci il tuo vizio, cedi al tuo desiderio, alla tua avarizia, al tuo serpente, quando troverò in te il desiderio che ti spinge alla fonte delle acque? Quand’è che desideri la fonte della sapienza se ancora ti affatichi nel veleno della malvagità? Uccidi in te tutto quanto è contrario alla verità; e quando ti renderai conto di essere privo di desideri perversi, non restare fermo, quasi tu non avessi altro da desiderare. C’è infatti qualcosa verso cui devi sollevarti; sempre che in te non vi sia cosa alcuna che vi si opponga. Tu forse mi dirai, se sei cervo: Dio sa che io non sono più avaro, che io non desidero più le cose degli altri, che non ardo più nel desiderio dell’adulterio, che non mi consumo nell’odio, nell’invidia e in altre colpe di questo genere; dirai: non ho tutto questo, e cercherai di che rallegrarti. Ebbene desidera ciò che ti può dar gioia; anela alle fonti delle acque; Dio ha di che ristorarti, e ricolma chi viene a lui assetato dopo aver ucciso i serpenti, come il cervo veloce.

Agostino d’Ippona, Enarratio in Psalmum XLI, Fondazione Lorenzo Valla, 2011, 89 – 91.

Desideri Dio sopra ogni altra cosa, non con vago sentimento, ma con sforzo di conversione? Allora buon resto del cammino…!

Se vuoi ascolta Sicut cervus di Giovanni Pierluigi da Palestrina e immergiti nel mistero del desiderio dell’uomo…

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