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La Parola per oggi

Est 4,17k-u; Sal 137; Mt 7,7-12

La giovane Ester, ebrea sposa del re persiano, è un simbolo della riscossa ebraica, una vera e propria paladina nazionale. A noi interessa per la sua fermezza, per la sua femminilità senza smancerie ma sopratutto per la saldezza della sua fede, che promana dalla preghiera che la liturgia della Parola oggi ci propone. Ella, sola, si rivolge al solo Dio, che libererà il suo popolo dal pericolo di uno sterminio generale.

Leggere questo testo in quaresima, insieme al Vangelo proposto per oggi, ci aiuta in una conversione fondamentale: quella del ritrovare il senso e la verità della nostra preghiera. Perché pregare? Per riconoscere il volto amorevole di Dio che vuole liberarci dalla schiavitù degli idoli che noi stessi ci costruiamo e che ci abitano.

La preghiera di Ester fa il paio con l’invito di Gesù a chiedere al Padre, che darà «cose buone» ai suoi figli. Le cose buone promesse sono innanzitutto la consapevolezza della sua santa Presenza in noi, lo Spirito che ci abita e che ci libera, per essere capaci di amare in verità.

Quando saremo capaci di liberarci di noi stessi, delle nostre visioni unilaterali ed egocentriche , di preghiere che non sono altro che una proiezione dell’io, allora potremo dirci liberati dalla Verità che è il Cristo (Gv 8, 1 – 32).

Liberazione o libertà? Liberazione e libertà? Due delle grandi domandi che questo tempo ci pone…

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