Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25
Al di là dello spazio e del tempo infinito, l’amore infinitamente più infinito di Dio viene ad afferrarci. Viene quando è la sua ora. Noi abbiamo facoltà di acconsentire ad accoglierlo o di rifiutare. Se restiamo sordi, egli torna e ritorna ancora, come un mendicante; ma un giorno, come un mendicante non torna più. Se noi acconsentiamo, Dio depone in noi un piccolo seme e se ne va. Da quel momento, a Dio non resta altro da fare, e a noi nemmeno, se non attendere. Dobbiamo soltanto non rimpiangere il consenso che abbiamo accordato, il sì nuziale. Non è facile come sembra, perché la crescita del seme, in noi, è dolorosa.
Inoltre, per il fatto stesso che accettiamo questa crescita, non possiamo fare a meno di distruggere ciò che potrebbe intralciarla, di estirpare le erbe cattive, di recidere la gramigna; purtroppo queste erbacce fanno parte della nostra stessa carne, per cui queste operazioni di giardinaggio sono cruente.
Il seme, tutto sommato, cresce da solo e viene un giorno in cui l’anima appartiene a Dio, un giorno in cui non soltanto acconsente all’amore ma ama veramente, effettivamente. Bisogna allora che essa, a sua volta, attraversi l’universo per giungere sino a Dio.
L’ anima non ama di un amore creato, come una creatura. Questo suo amore è divino, increato, perché essa è pervasa dall’amore di Dio per Dio. Dio solo è capace di amare Dio. Noi possiamo soltanto acconsentire a rinunciare ai nostri sentimenti per cedere il passo, nella nostra anima, a questo amore. Ecco che cosa significa rinnegare se stessi. Noi siamo creati solo per consentire a questo.
Simone Weil, Attesa di Dio, Milano, 1972, 97.
Questo passo di Simone Weil, filosofa, scrittrice, mistica francese (1909 – 1943), ci aiuta a capire cosa intende Gesù con l’espressione «prendere la propria croce», che, un po’ banalmente, comprendiamo come “accettare le cose brutte della vita”: penso non fosse necessario il Figlio di Dio per dirci questo. Credo che sia più corretto ciò che ci dice la Weil: solo se accogliamo Dio nella nostra vita, noi siamo capaci di amare davvero, perché Egli è l’amore. Solo l’amore è capace della Croce, di amare al di là delle proprie capacità, dei propri affetti e sentimenti. Paolo Borsellino aveva detto nella sua ultima intervista, pochi giorni prima dell’attentato che lo uccise in via D’Amelio: «Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare».
In questa quaresima torniamo a Dio attraverso l’ascolto della sua Parola, i sacramenti, l’amore al prossimo che ci aiuta a rinunciare al necessario; così accoglieremo il Signore delle nostre vite e sapremo lasciarci cambiare dall’amore per cambiare, con l’amore, ciò che all’amore non piace.