parrocchia-pollone-diario02-min

La Parola per oggi

“Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo”. Ritorna Nicodemo, ma scompare subito: queste parole Gesù le pronuncia nel suo primo incontro con lui e in questo capitolo 8 del Vangelo di Giovanni le riprende e, ampliandole, le spiega. Esse sono evidentemente da correlare con il brano del libro dei Numeri, in cui il Signore manda serpenti a mordere il popolo infedele. Contemporaneamente Egli ordina a Mosé di fabbricare il rimedio per i morsi: chiunque avesse guardato il serpente di bronzo da lui fuso, ne sarebbe stato guarito.

È il mistero del Cristo, bontà del Padre. Sì, perché al rifiuto dei Giudei “tu chi sei?” e al suo monito “se non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati”, Egli opporrà il proprio innalzamento da terra. Immagine che prefigura la Croce riprendendo il serpente di Mosè.

Perché bontà del Padre? Perché Cristo, rifiutato, oltraggiato, vilipeso, non si vendica, ma offre sé stesso come rimedio. Egli si lascia uccidere chiedendo a Dio che perdoni i suoi uccisori. La pena che avrebbe potuto condannare, diventa salvezza. Un padre che vede qualcuno uccidere il proprio figlio può chiedere giustizia per esso, facendo sì che gli omicidi siano puniti: sarebbe nel pieno del diritto. Dio guarda al Figlio e non chiede giustizia per quell’uccisione ma fa diventare Lui giustizia per essi. Giustificazione dirà Paolo, cioè renderà giusti attraverso l’Ucciso. Paradosso d’amore divino. https://bit.ly/2UMwdNJ

Per curiosare intorno al serpente di bronzo…Sant’Ambrogio a Milano https://bit.ly/2ULwWPg; la cantata sacra “Il serpente di Bronzo” di Jan Dismas Zelenka, compositore boemo del 17° secolo https://bit.ly/2wQE4Si; l’olio su tela di Anton van Dyck conservato al Prado di Madrid https://bit.ly/39utb66

Condividi questo post