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La Parola per oggi

Ml 3,1-4.23-24; Sal 24; Lc 1,57-66

«Quando finalmente il figlio di Elisabetta venne alla luce, uscì dal silenzio e dal nascondimento anche il padre. Allora fu sciolto il nodo della sua lingua ed egli dichiarò audacemente: Giovanni è il suo nome. Gli obiettarono: ma non c’è nessuno della tua casa che porti questo nome; l’obiezione ha un significato superficiale, subito evidente; ma ha anche e sopratutto un significato profondo, che può essere compreso unicamente a prezzo di una conversione. Giovanni (yohanan) significa in ebraico che “Dio ha avuto misericordia, ha fatto grazia”. Non c’è nessuno della tua famiglia – intendono dire vicini e parenti – che abbia questo nome “Dio ha fatto grazia”. Zaccaria però è ormai certo che, mediante questo figlio, Dio ha effettivamente fatto grazia. La sua certezza, tuttavia, per poter trovare determinazione in questo mondo, rimane come sospesa a quello che deve ancora accadere e che soltanto tutti potranno poi vedere. […]

Attraverso tutto quello che facciamo, diciamo, pensiamo, speriamo e temiamo quel nome si carica di contenuti. Molti ci conoscono e sanno dire di noi molte cose; non solo, essi maturano nei nostri confronti anche precise attese; attraverso tali attese noi vediamo definirsi la nostra identità. E tuttavia non è attraverso queste risorse che noi veniamo a conoscenza del nostro vero nome. […]

Il nostro vero nome rimane nascosto in cielo. E al cielo debbono rimandare le cose che si vedono sulla terra perché di esse si possa dire secondo verità.

Per conoscere quel nome occorre riconoscere che Dio fa grazia. Tutto quello che accade di vivere nella vita è soltanto preparazione di un destino [inteso come meta, N.d.R.], la cui verità compiuta rimane per molta parte nascosta. Dobbiamo guardarci, come ci si guarda da una tentazione, dal desiderio di vedere il frutto della nostra fatica ben definito sulla terra. Il nome con cui Dio ci chiama impone di sperare e cercare cose che non sono sulla terra. A lui chiediamo dunque che ci faccia udire quel nome, in modo che possiamo trovare in esso la traccia da seguire per camminare verso la sua nascosta ricompensa nei cieli».

Giuseppe Angelini, Omelia nella Natività di san Giovanni Battista, in Se vuoi essere perfetto, Glossa, Milano, 2007, 344 – 345.

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