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La Parola per oggi

Ap 22,1-7; Sal 94; Lc 21,34-36

«È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?” Rispose la donna al serpente: “Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare,  ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Il grande inganno del serpente delle origini (Gen 3,3) ora è svelato, vinto, abbattuto. Dio non ha mai detto che dell’albero al centro del giardino, l’albero della vita, l’uomo (l’adam, l’uomo in quanto essere personale e non in quanto genere) non avrebbe dovuto mangiare, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male: l’uomo ha messo al centro della propria esistenza la sua rivalità con Dio, come a dirgli: «Voglio essere come te, per cui al centro di tutto per me c’è la conoscenza del bene e del male, cioè il superamento del limite». Ahi Adamo! Prometeo ha avuto un illustre antecessore! Quella però si rivelò una felice colpa, come cantiamo nella notte di Pasqua, perché a causa di essa abbiamo avuto Cristo, nostro Signore.

Ecco allora, nell’ultima pagina della rivelazione biblica, l’albero della vita che torna, possente e umile insieme, a dare vita al mondo: esso è attraversato dal fiume di acqua viva, ne è irrorato: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva  chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». (Gv 7, 37-38). Qui si ricapitolano tutta la Legge e i Profeti: Genesi, di cui abbiamo appena detto, Isaia e Zaccaria, che parlavano del trafitto dalle cui piaghe tutti saremo guariti.

Si, l’albero della vita in mezzo alla nuova Gerusalemme è il Cristo Signore. Chiunque vuole, in Lui vince il male, l’antico avversario e nemico.

Vieni, Signore Gesù! (Ap, 22,20)

Se vuoi, ascolta l’ottavo movimento del Quatuor pour la fin du temps di Olivier Messiaen: non un’esplosione di gloria, come ci si potrebbe aspettare da un compositore barocco, ma un lungo assolo di violino, controcanto dell’assolo di violoncello del 5 ° movimento, con un contrappunto di pianoforte. Perché questo secondo elogio? Esso si rivolge in particolare al secondo aspetto di Gesù, Gesù l’Uomo, il Verbo fatto carne, risorto per la comunicazione a noi della sua stessa vita. È tutto amore. La lenta ascesa del violino all’estremo acuto è l’ascesa dell’uomo al suo Dio, il figlio di Dio al Padre, l’essere reso divino verso il paradiso.

L’Apocalisse ama i silenzi: Messiaen riesce – mirabilmente – a musicarli.

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